giovedì 18 febbraio 2010

ALICE IL CORAGGIO DI ANDARE CONTROCORRENTE (segue)

Tutto ebbe inizio quanto la merciaia di via del Piano si ritirò dal commercio e il ferramenta rimase l’unico a tenere una vetrina aperta lungo la principale arteria del paese, quella che si apre sulla valle di Carnoli e collega la piazza del municipio con l’oratorio di Sant’Antonio Abate, dov’è custodita la magnifica arca lignea del Maragliano. L’uomo, preso dallo sconforto che gli derivava da tanta solitudine, chiese alla nostra ragazza, allora in cerca d’una attività a cui consacrarsi per assicurarsi l’avvenire: “Perché non apri qui un negozio tutto tuo?”. Bisogna dire che due anni fa Alice aveva appena ventitre anni e qualche esperienza come commessa in un panificio e in un supermercato della grande Genova. Così giovane e sottile sembrava il personaggio meno adatto a sfidare la strapotenza dei supermercati e dei centri commerciali e tentare di risalire la corrente di quel fiume in piena che, negli ultimi decenni, ha travolto l’ineguagliabile rete di piccoli negozi che vivacizzavano e rendevano sicuri i nostri paesi e i nostri quartieri e tanto comoda e ben servita l’esistenza dei loro abitanti. Ma, se solo si fossero osservati attentamente gli occhi azzurri della giovane, già allora vi si poteva scorgere quel particolare riflesso di determinazione e coraggio, testimonianza dell’antica forza di volontà dei suoi antenati liguri capaci di domare una terra aspra quante altre mai e di renderla fertile attraverso l’opera titanica dei terrazzamenti, in modo da assicurare di che vivere al nucleo familiare, quindi fatto rotta verso l’ignoto sul grande mare aperto per acquistare, mediante scambi e commerci con popolazioni lontane, quella prosperità che permise loro di erigere sul proprio suolo una città come Genova, tanto bella e ricca da meritarsi l’appellativo di Superba.
Lo scetticismo che inizialmente la sfida di Alice ha incontrato da parte di alcuni è stato, fortunatamente, smentito dalla risposta positiva degli abitanti di Mele, liguri fino al midollo e quindi, come tutti i loro conterranei, condizionati, almeno oggi, da un eccesso di prudenza sconfinante spesso in un paralizzante pessimismo. Questa volta essi hanno saputo apprezzare il coraggio d’una loro figlia, tributandole il premio che la sua intraprendenza meritava e trasformandosi in suoi clienti affezionati, grati, oltretutto, di poter trovare un negozio sempre aperto anche alla domenica mattina, quando tutti gli altri esercizi chiudono.
Alice costituisce un esempio virtuoso per tanti altri nostri giovani, i quali, pur coltivando il desiderio di rendersi autonomi avviando o rilevando una libera impresa, si trovano a dover fare i conti con l’esorbitante potere dei monopoli, con gli ostacoli talvolta insormontabili opposti dalla burocrazia e con le pretese del fisco sempre in agguato e pronto a divorare il frutto d’un lavoro spesso opera del sacrificio e dell’impegno più duri; e questo, probabilmente, solo per mantenere quel cospicuo esercito di furbastri e parassiti d’ogni genere che infestano il nostro Paese.
Sicuramente, per stare al passo coi tempi e ritrovare un futuro di sviluppo, ai liguri come a tutti gli altri italiani, occorre tenere gli occhi ben aperti sulle occasioni offerte dall’innovazione tecnologica e dal mercato globale ma, accanto a queste, tornare a considerare seriamente le innumerevoli possibilità occupazionali che potrebbero derivare dalla ricostituzione della rete dei laboratori artigianali e dei piccoli esercizi commerciali che tanta parte hanno avuto nel rendere attraente ed accogliente e, quindi, turisticamente appetibile il nostro territorio. Per riavviare un processo virtuoso e cominciare ad ottenere risultati soddisfacenti in questo settore, occorrono leggi lungimiranti nel campo del fisco e della formazione professionale, prese di posizione culturali e mediatiche da parte degli amministratori più avveduti, in grado di restituire l’antico prestigio a mestieri ingiustamente quanto improvvidamente svalutati e, soprattutto, creare un punto di riferimento politico forte in cui possano riconoscersi tutti coloro che vogliono aprire un’attività commerciale o che ancora lottano nella disperata impresa di salvarne una già esistente. E’ necessario sfatare una volta per tutte la credenza errata che l’interesse dei più deboli coincida con l’abnorme diffusione di mostruose concentrazioni commerciali, spesso irraggiungibili per gli anziani o per chi non possiede un’adeguata mobilità e che, una volta distrutti tutti gli esercizi preesistenti sul territorio, finiscono immancabilmente per imporre i loro prezzi, spesso fatti apparire vantaggiosi attraverso la strategia acchiappagrulli del 3 per 2 o dello sconto che è sempre “eccezionale”, ma in realtà già opportunamente gonfiati non appena consolidato il regime di monopolio; senza contare, poi, la fondamentale questione della qualità dei prodotti.
Già oggi da Alice, per limitarci all’esempio che abbiamo sott’occhio, accanto alle primizie che la solerte ragazza può offrire a prezzi competitivi perché le arrivano direttamente dagli orti della valle, si possono trovare magnifiche uova di galline autenticamente ruspanti, quelle che i contadini superstiti allevano ancora con cura quasi amorosa; un prodotto di alta qualità che potrebbe già di per sé costituire un buon motivo per fare una capatina a Mele, paese del nostro immediato entroterra che già occupò un posto di rilievo nella storia dell’industria della carta e che in futuro potrebbe accendersi anche d’interesse turistico, se solo riuscisse a valorizzare pienamente l’arca del suo santo protettore, quel Sant’Antonio Abate per il quale il grande scultore Anton Maria Maragliano ha prodotto uno dei massimi capolavori dell’arte devozionale e processionale della nostra regione.
(di Miriam Pastorino)